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Per due edizioni degli Speciali vi abbiamo parlato di quella maestosa catena montuosa che si sviluppa in orizzontale e che mette in comunicazione l’Italia con il resto d’Europa, ovvero le Alpi con le sue granitiche e grandiose guglie. Ora è tempo di planare sulla dorsale che l’attraversa in verticale, gli Appennini: colli, altopiani, selle che mettono in comunicazione il versante tirrenico con quello adriatico del nostro Paese, costituendone una lunga cerniera, una zona di confluenza, carsica, dove si annida la sua identità più profonda e fra i cui increspamenti si aprono svariati mondi e paesaggi.
Il più identificativo forse è quello che vedete in copertina: un intreccio di colline color oro attraversate da morbidi nastri d’asfalto. Una visione rassicurante, da cui ci si sente sempre accolti e coccolati. Ma, dicevamo, questa catena, che ha la testa fra le ricche pianure d’Europa e i piedi nei deserti del Mediterraneo, è estremamente variegata: fra i panorami più iconici ci sono gli altopiani, il “re” dei quali, lo sappiamo tutti, è Campo Imperatore (nomen omen), seguito a stretto giro da Pian Grande dei Sibillini, entrambi soprannominati il Pamir o il Tibet nostrani. Abbiamo però colto l’occasione offertaci da questa rassegna per raccontare pure valichi e monti dimenticati da guide e manuali e forse anche dalle chiacchiere dei motociclisti. Come il Passo della Caldarola, in Emilia-Romagna; il Monte Vermenone, nelle Marche; il Parco Eolico, in Campania. Infine, non potevamo occuparci di Appennini senza omaggiare alcuni luoghi cari a molti di noi, che sono stati drammaticamente feriti dal terremoto del 2016, ci riferiamo a Castelluccio di Norcia ed Amatrice; a loro e a diversi altri comuni colpiti da quella sciagura naturale dedichiamo una ventina di pagine, che vogliono essere il nostro accorato saluto.
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